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ArcelorMittal-sindacati, confronto a tutto campo

Pubblicato | da Redazione

Si è svolto oggi l’incontro tra i vertici di Arcelor Mittal e le organizzazioni sindacali per fare il punto sull’accordo firmato al Mise il 6 settembre 2018. L’azienda ha presentato per grandi linee gli avanzamenti del piano ambientale, le sue policy su salute e sicurezza, l’avanzamento delle manutenzioni e il quadro di mercato generale all’interno del quale gli ex-asset del gruppo Ilva operano in Europa.

Secondo quanto si apprende da fonti sindacali, per l’azienda gli avanzamenti del piano ambientale tengono fede alle scadenze e la copertura dei parchi minerari vedrà la sua realizzazione alla fine del 2019 e al 30 aprile sarà terminata la metà degli archi di copertura. “I lavori hanno subito un rallentamento di 2/3 settimane – spiega una nota stampa della Fim Cisl – dovuto alle richieste di ArcelorMittal nei confronti della Cimolai, di norme più stringenti a tutela dei dipendenti dell’appalto. La copertura del parco fossile sarà ultimata il 30 maggio 2020. Sono state portate a termine anche le opere in scadenza il 31 dicembre dello scorso anno ed il tutto si svolge sotto lo stretto controllo di Ispra, Ministero dell’ambiente attraverso le
Conferenze dei Servizi”.

FIM CISL, MARCO BENTIVOGLI – Sul piano occupazionale, gli assunti a tutt’oggi sono 10.287. “Con un delta rispetto all’accordo – spiega la Fim – di 62 persone ancora da assumere e la presenza di 2075 lavoratori in Cigs che non hanno aderito al piano di esodo e saranno beneficiari della garanzia di fine piano. Riteniamo positivo lo stato dell’arte dal punto di vista degli obiettivi in materia di ambiente e sicurezza, bisognerà ancora proseguire con la realizzazione del piano industriale di cui potremo essere pienamente soddisfatti quando ci sarà la ripartenza di tutti gli impianti. Per quel che riguarda l’occupazione ribadiamo l’importanza della garanzia di fine piano per tutti coloro che ancora non hanno ricevuto l’offerta da parte di Arcelor. Abbiamo ribadito la necessità che all’aumento dei volumi produttivi, corrisponda l’aumento di adeguati organici e che non si debba ricorrere come successo in passato all’utilizzo dello straordinario per far fronte alle necessità industriali. Continueremo a chiedere all’azienda aggiornamenti continui sull’avanzamento delle opere previste nel piano ambientale perché il punto di inizio dell’era Arcelor-Mittal sancita con l’accordo del 6 settembre 2018 prosegua con l’obiettivo primario di ridurre al minimo l’impatto della produzione e renderla ecocompatibile”.

FIOM CGIL, ROSARIO RAPPA – “Nell’incontro di oggi l’azienda ha illustrato lo stato di avanzamento del piano industriale, del piano ambientale e del programma delle assunzioni. L’obiettivo è una produzione annua di sei milioni di tonnellate di acciaio. Attualmente siamo fermi a quattro e mezzo e l’obiettivo potrebbe essere raggiunto nella seconda metà del 2019. I vertici di Arcelor Mittal hanno aggiornato l’analisi del contesto siderurgico europeo e mondiale: i ritardi nell’aumento della produzione sono dovuti secondo l’azienda alla situazione in cui si trovano gli impianti, alla riorganizzazione del lavoro con all’orizzonte un mercato europeo dell’acciaio che sta rallentando ed a un parallelo aumento dei prezzi a causa degli Usa, oltre che all’aumento dei prezzi da parte della Turchia.

Il piano occupazionale necessita di arrivare all’assunzione di 10.700 lavoratori. Nell’incontro di oggi è emersa, inoltre, la necessità di ricostruire un modello di relazioni sindacali che tenga conto della realtà di Arcelor Mittal in Italia, oltre il rapporto con Arcelor Mittal Europa e Mondo. Per la Fiom questo primo incontro tra le parti dopo la firma dell’accordo è l’avvio di un processo di monitoraggio continuo per verificare l’implementazione di quanto sottoscritto, a partire dai processi di ambientalizzazione, di salute e sicurezza dentro l’azienda, oltre che da una lettura dinamica e progressiva del piano industriale a partire dal recupero, via via, con il crescere dei volumi produttivi dei lavoratori oggi posti in cassa integrazione. Il rispetto del numero delle assunzioni entro il 2019 al netto dei 62 ancora mancanti, a cui si aggiungono i lavoratori dell’indotto, va vissuta in maniera dinamica. Al crescere dei volumi produttivi, per arrivare ai 6 milioni di tonnellate previsti dal piano, più le brame da trasformare, si deve arrivare al prosciugamento dell’attuale bacino di cassa integrazione. L’obiettivo deve essere come previsto nell’accordo l’assorbimento di tutti i lavoratori.

Per la Fiom va dettagliato, inoltre, quanto previsto dall’accordo in riferimento al centro di ricerca da attivare a Taranto, definendone compito e finalità sia in termini di processo di prodotto, ma anche di processo di ambientalizzazione. Su Genova per la Fiom l’attenzione rimane puntata su investimenti nella banda stagnata, impegno che è stato confermato anche se i tempi al momento sono incerti. E’ necessario attivare il tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico, garante dell’accordo siglato, che consenta di acquisire oltre che le valutazioni aziendali, i pareri degli altri soggetti preposti (Inail, Arpa, Ispra) a partire dalla sicurezza sul lavoro e dall’ambientalizzazione”.

USB, FRANCO RIZZO – “Rimaniamo scettici di fronte alle dichiarazioni di intenti da parte dell’azienda. Nonostante gli annunci importanti illustrati nell’ambito di questo incontro in merito agli investimenti da attuare sugli impianti, possiamo solo constatare che dalla data della firma dell’accordo non ci risulta speso un solo euro all’interno dello stabilimento di Taranto. Ad oggi registriamo solo la diminuzione del personale sugli impianti produttivi e l’abbattimento del costo della forza lavoro con l’impiego delle unità impiegate nelle ditte in appalto. Partecipiamo all’incontro odierno dopo gli attriti tra sindacato ed azienda che sono scaturiti a seguito della mancata applicazione dell’accordo sottoscritto al MiSe il 6 settembre scorso a cui, poi, è seguita anche la nostra denuncia nei confronti dell’azienda ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori.

Dall’illustrazione dei punti all’ordine del giorno, che prevedevano la presentazione del contesto economico, dello stato di attuazione del piano industriale ed ambientale e gli aggiornamenti in relazione al processo di assunzione, apprendiamo che l’azienda che gestisce lo stabilimento di Taranto prevede un piano di investimenti manutentivi sugli impianti (acciaierie, colate continue, altoforni, treno nastri) da attuare con fermate programmate a partire dai prossimi mesi. Inoltre saranno acquistati 70 carrelli elevatori, 10 locomotori e saranno effettuati interventi in alcuni punti critici della linea ferroviaria interna. Il processo assunzioni è quasi terminato. A Taranto, così come previsto nell’accordo, sono state assunte 8200 unità, a cui si aggiungeranno altre 93 unità che saranno distribuite sugli altri siti.

Come sindacato Usb ribadiamo la nostra diffidenza di fronte ad intenti, annunci ed illustrazioni. Rimaniamo, pertanto, immobili sulle nostre posizioni, le stesse che ci hanno portato alla fase di denuncia e che ci vedrà impegnati nell’udienza già fissata presso il Tribunale di Taranto il 19 febbraio prossimo. In questa sede contiamo che si faccia giustizia a seguito della quale il gestore ArcelorMittal possa dar luogo ad una politica differente rispetto a quella che sino ad oggi ha prodotto un comportamento anti sindacale”.