Skip to main content

Arcelor Mittal, Taranto chiede scelte coraggiose

Pubblicato | da Redazione

Taranto deve e può voltare pagina nel rapporto con la grande industria. Gli ultimi sviluppi della vicenda Arcelor Mittal consegnano un futuro carico di incertezze che impone scelte coraggiose. Ecco cosa dicono il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, l’eurodeputata tarantina Rosa D’Amato e l’on. Giovanni Vianello (M5S).

Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto – “Ho ascoltato le parole del Ministro Stefano Patuanelli, sono contento che il Governo rigetti senza se e senza ma le illogiche proposte di ArcelorMittal. Tuttavia, non condivido ancora l’affermazione che il ciclo integrale dell’acciaio sia compatibile con l’ambiente e la salute dei tarantini, si continua a girare intorno al problema. Il Governo deve aiutarci a ricollocare migliaia di addetti ed investire pesantemente in tecnologie come quelle dei forni elettrici o simili. Altrimenti non se ne esce, con o senza ArcelorMittal. Coraggio, prendetevi cura solo delle persone, avviate questo epocale “green deal” da Taranto, o questo Governo affogherà nel mare dei suoi annunci”.

Rosa D’Amato, eurodeputata – “ArcelorMittal sta dimostrando di essere il volto del peggiore capitalismo: non rispetta gli impegni presi e fa profitti sulle spalle dei contribuenti. Una multinazionale come ArcelorMittal dovrebbe avere le spalle ben coperte per affrontare questa crisi: è vero che quest’anno il mercato dell’acciaio a livello globale subirà una riduzione intorno al 6% rispetto al 2019. Ma è anche vero che nel 2021 è attesa una ripresa del 3,8%.

Inoltre, in piena pandemia, ArcelorMittal ha incassato la vendita del laminatoio di Seraing, in Belgio, ultimo atto del grande piano di rilancio dell’acciaieria di Liegi che si è concluso dopo pochi anni con licenziamenti di massa e chiusura degli impianti. E’ ora di dire basta e aprire gli occhi: ArcelorMittal sta perseguendo a Taranto la stessa strategia seguita in Belgio. Il Covid gli sta solo dando una scusa in più. Il governo apra gli occhi e non ceda ai ricatti. Oggi, abbiamo una grande possibilità, quella di avviare un piano di riconversione economica che mantenga il reddito di chi perde il lavoro promuovendo al contempo uno sviluppo di lungo termine e sostenibile sia per l’ambiente, sia da un punto di vista socioeconomico. In prospettiva, potremo contare anche sulle risorse del Just Transition Fund. E’ questa la strada: le risorse pubbliche usiamole per riconvertire Taranto, non per assecondare i profitti sfrenati di un multinazionale. Non si puo’ continuare a prendere schiaffi in faccia e a chiederne altri. E’ un masochismo che conosciamo bene a Taranto. E che dobbiamo metterci alle spalle una volta per tutte”.

On. Giovanni Vianello – “Le problematiche dell’ex Ilva di Taranto vanno ben oltre l’ennesimo sgarbo dimostrato da Mittal. Se dopo otto anni dal sacrosanto sequestro del GIP Todisco dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto per ‘eventi di malattia e morte’, e oggi, dopo 12 decreti legge, riesami e proroghe dell’AIA, piani ambientali, piani industriali, debiti miliardari, inquinamento insostenibile, mercato in crisi, fiumi di casse integrazioni, morti bianche, tumori anche in età infantile, non si riesce a comprendere che l’unica soluzione è quella di adottare un accordo di programma – come già fatto a Genova e a Trieste – che, salvaguardando il reddito dei lavoratori, porti alla chiusura dell’area a caldo, vuol dire essere miopi. Il resto, è la solita, maledetta storia che viviamo da troppi anni”.