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Taranto avvelenata e scontrosa… come se si votasse domani

Pubblicato | da Angelo Di Leo

‘State buoni se potete’. Sia consentita, per una volta a questa bacheca ultra’ del laicismo,  una citazione estratta dalla tradizione cattolica. Si, ‘state buoni se potete’, Filippo Neri usava ripeterlo ai briganti di periferia della Roma papalina. Una esortazione (buooooni) accompagnata da una speranza (se potete) perché è in questa incertezza che si fa strada l’unica  linea di luce da seguire: la speranza che questa città strategica per tutti – ma proprio per tutti e tutto –  diventi preziosa anche per chi la vive. Gli ultimi tre giorni consegnano però un quadro isterico, sconfortante, preoccupante. Volano insulti e parole forti. Taranto va in autocombustione mentre Roma decreta e Bruxelles sanziona. E se Ilva è il totem intorno al quale tutto sta danzando – noi ci permettiamo di segnalare che la costruzione del nuovo ospedale non è secondaria … – allora la dinamica si fa pure confusa, con picchi di convulsione propri di una campagna elettorale. Ma c’è tempo, ancora tanto tempo. Però Taranto è città dove sembra si debba votare sempre il giorno dopo, salvo poi disertare le urne e delegare a pochi le scelte che tutti contestano, puntualmente. Sono quattro le partite decisive, oggi, sul campo. Si tengono l’un con l’altra, pronte a cadere o a restare in piedi garantendo potere e consenso, costruendo reazione e dissenso. Altrove si chiamerebbe confronto democratico. A Taranto di questo capitolo abbiamo perso le ultime righe nel 1993, quando il civismo si impossessò dell’anima ionica devastando il dialogo, arginando le idee, emarginando chiunque avesse ancora il vizio di pensare. Ci siamo abituati allo scontro aperto, aspro, talvolta volgare,  come soluzione appagante. Taranto è crollata negli ultimi 25 anni in un imbuto demagogico e vuoto dal quale risalire è il progetto reale da perseguire. E allora ILVA, ENI, NUOVO OSPEDALE e PORTO rischiano di restare terreno di scontro pubblico e accordo privato, nella migliore tradizione bimare, se lucidità e razionalità non si faranno strada anhe stavolta. Si vota tra quindici mesi per il rinnovo di Consiglio comunale, Sindaco e Giunta. Servono progetti chiari, netti e contrapposti. Il più possibile diversi, affinché i tarantini sappiano riconoscerne l’odore e il colore. E possano distinguere tra appetiti e indigestioni, proposizioni e imposizioni. E finalmente tornino a votare senza delegare per giusta causa. Chi saprà convincere una  porzione dei 100mila astenuti del 2012, infatti,  avrà concrete possibilità di essere eletto sindaco. Ma è ancora presto per scegliere, è il momento di costruire e aprire il confronto. ILVA, NUOVO OSPEDALE, ENI e PORTO. Ognuno sia chiaro e serio su questi quattro temi, che poi si legano alle scelte urbanistiche. Ma tira una brutta aria. Taranto è avvelenata. E gli effetti stanno venendo a galla. Tutti.