“Da una parte la decarbonizzazione di Emiliano, dall’altra i decreti salva-Ilva del Governo. In mezzo una città stordita, assente e silente come i suoi rappresentanti politici. Ma forse è meglio così vista la mancanza di contenuti, di idee, di progettualità. Un silenzio siderale, un buco nero, una caduta libera verso il nulla in una città che, invece, come sottolinea la direttrice del MarTa, “vive una svolta epocale”. In effetti abbiamo la possibilità di un grande cambiamento all’insegna delle vere vocazioni della terra ionica: mare, enogastronomia, artigianato, turismo, cultura. Ma questa svolta passa dalla chiusura dell’Ilva senza se e senza ma”.
Torna a dire la sua nel dibattito cittadino l’ex presidente degli industriali tarantini, Antonio Caramia. Questa volta gli strali dell’imprenditore sono rivolti alla classe politica locale. “Piuttosto che rimboccarci le maniche e affrontare pancia a terra i problemi – afferma – ci dividiamo sul presunto duello Renzi-Emiliano, l’ennesima contesa politica che si consuma in danno dei tarantini. Non c’è coerenza nelle tesi dell’uno e dell’altro. Se il Governo tenesse davvero a Taranto non riciclerebbe risorse già stanziate da anni, se Emiliano avesse a cuore la salute dei tarantini, non chiuderebbe reparti ed ospedali. Dovremmo fare come Ulisse dinanzi alle Sirene, tapparci le orecchie e andare oltre difendendo da soli il nostro territorio”.
Insomma, una città indolente. “Ed è proprio questa la cosa che più mi amareggia – aggiunge Caramia – tutto questo accade nella completa indifferenza, o peggio con la complicità, della nostra classe politica che dovrebbe sostenere e difendere gli interessi dei tarantini, non quelli di Bari, di Roma, di Lecce o di qualsiasi altro potentato politico ed economico. Quando Taranto alzerà la testa? Quando i suoi rappresentanti si batteranno realmente per il benessere e lo sviluppo della comunità e non per coltivare l’orticello personale o di partito? Quando recupereremo la nostra identità? Quando i politici saranno scossi da un brivido di dignità? Da ciò che vedo e da ciò che (non) sento, temo che dovremo attendere ancora a lungo. A Bari, a Roma, utilizzano le sciagure dei tarantini per costruire carriere politiche, intanto i veri danneggiati non hanno rappresentanza. Quando l’indifferenza prevale sulla passione, sulla partecipazione, sul sentirsi parte integrante di una comunità, quella comunità è seriamente a rischio”.