(parte 10 – le precedenti) La consiliatura 1985/90 è contrassegnata, tra le altre cose, dall’emergere del “fenomeno Cito”
che, sottovalutato dalle forze politiche e anche dagli organi di informazione, porta avanti il suo lavoro di “scavo” utilizzando le vicende politiche cittadine alimentando, attraverso l’emittente televisiva AT6, sempre più la “convinzione”
che ‘…i politici fanno schifo…’ e organizzando clamorose proteste come quella contro la sporcizia nella Città, che si conclude con lo scarico di camionate di immondizia davanti al Municipio.
Grande eco nella Città e nell’intera provincia ha la visita del papa Giovanni Paolo II che incontra migliaia e migliaia di cittadini, con l’indimenticabile cornice dello stadio “Iacovone” stracolmo di gente.
Nel PCI si apre la prospettiva della “svolta” prospettata da Achille Occhetto sullo scioglimento del PCI stesso: il dibattito a Taranto è intenso e vivace; per presentare le mozioni congressuali vengono in città Alessandro Natta, per la mozione “Natta-Ingrao-Tortorella, e Piero Fassino per la mozione “Occhetto”.
La mozione di Occhetto vince anche a Taranto, dove si afferma però una forte minoranza attorno alla mozione Natta-Ingrao-Tortorella, che supera il 30% dei voti, ed a quella di Cossutta che si attesta attorno al 10%.
Si arriva così al rinnovo del Consiglio comunale: Ezio Stefàno, il più suffragato nella consultazione tra gli iscritti, è il capolista PCI, mentre Roberto Della Torre, Ennio Pascarella e Giancarlo Cito capeggiano rispettivamente le liste di DC, PSI e AT6.
Negli ambienti politici non si dà molto credito alla lista del “telepredicatore” Cito.
Si vota il 6 maggio 1990.
Partiti | Voti | % |
P.C.I. | 28.246 | 19.0 |
D.P. | 766 | 0.5 |
P.S.I. | 27.379 | 18.4 |
P.S.D.I. | 8.964 | 6.0 |
P.R.I. | 6.233 | 4.2 |
VERDI | 3.504 | 2.4 |
VERDI ARCOBALENO | 1.221 | 0.8 |
D.C. | 43.605 | 29.3 |
P.L.I. | 3.412 | 2.3 |
M.S.I. | 5.397 | 3.6 |
AT6 | 20.054 | 13.5 |
Il PCI subisce un vero e proprio tracollo: scende dal 29% del 1985 al 19% e passa da 15 a 10 consiglieri. La DC va dal 32% al 29% e passa da 17 a 15 consiglieri, il PSI va dall’11.5% al 18,4% e passa da 9 a 10 consiglieri, PSDI e PRI confermano le loro percentuali ed i loro consiglieri, rispettivamente 3 e 2. Entra in Consiglio anche un rappresentante dei Verdi, mentre anche il MSI arretra dal 6.2% al 3.6% e perde 2 seggi. AT6 ottiene il 13.5% e 6 consiglieri.
Insomma un vero e proprio terremoto !
Il Consiglio comunale risulta così composto:
Gruppo “Democrazia Cristiana”: MELUCCI Nicola, CARDUCCI Alfengo, MONFREDI Cosimo, FAGO Antonio, BOCCUNI Francesco, LA GIOIA Giovanni, TUCCI Michele, RUGGIERO Alberto, DE VIETRO Giuseppe, DELLA TORRE Roberto, MANCINI Luigi, ACCARDI Gennaro, ANDRISANI Vincenzo, INFESTA NICOLA, LEONE Eustacchio
Gruppo “Partito Comunista Italiano”: STEFANO Ippazio, BATTAFARANO Giovanni, MINEO Luciano, CASSETTA Cosimo, CERVELLERA Alfredo, MICELI Leonardo, DE SALVE Leonardo, DE TOMASO BONIFAZI AnnaMaria, ZELATORE Elisabetta, RUSCIANO Pietro
Gruppo “Partito Socialista Italiano”: DI CUIA Carmelo, SANSONE Alfonso, POMES Fabrizio, ARMENTANI Michele, DI LORENZO Filippo, VIOLA Vittorio, VENTURINI Alfredo, PEDULLA’ Gianfranco, CARELLI Angela, CASAVOLA Michele
Gruppo “AT6”: CITO Giancarlo, DE COSMO Gaetano, NOTARISTEFANO Domenico, ROSA Giovanni, BOZZA Agostino, ORZELLA Raffaele, DORO Santino
Gruppo “Partito Socialista Democratico Italiano”: LATAGLIATA Emanuele, DE MARTINO Michele, D’AMBROSIO Giuseppe
Gruppo “Partito Repubblicano Italiano”: RUTA Antonio, AVERSA Franco
Gruppo “Partito Liberale Italiano”: STOLA Valentino
Gruppo “Movimento Sociale Italiano”: FALLONE Salvatore
Gruppo “Verdi”: RAGO Francesco
Si susseguono le reazioni degli esponenti politici: Alfengo Carducci (DC) dichiara “il voto ha effettuato una selezione della classe dirigente e non appare più lecito sottovalutare i “fenomeni” delle liste civiche”, Michele Armentani (PSI) “puntare ad un accordo tra DC, PCI e PSI ed essere uniti per mettere al bando qualunquismo e populismo, Luciano Mineo (PCI) “il risultato è negativo per tutti, non solo per il PCI; bisogna isolare gli affaristi”, Michele De Martino (PSDI) “ricercare l’accordo sui programmi”, Franco Aversa (PRI) “ripristinare il ruolo dei partiti”.
Nino Palma (PCI) si dimette dagli organismi dirigenti di cui fa parte (segreteria provinciale e comitato federale), attraverso una nota stampa in cui sottolinea “la pesante sconfitta subita a Taranto nelle elezioni comunali di cui la responsabilità è del gruppo dirigente locale” e denuncia come “il PCI sia stato incapace di proporsi come reale alternativa alla diarchia DC-PSI e come reale opposizione; di qui il successo della lista civica che ha raccolto il consenso di una cospicua fetta di elettorato comunista, il quale non ha individuato più nel PCI il proprio punto di riferimento, E’ un dato incontestabile del resto che il PCI perde soprattutto nei ceti popolari”.
Dopo qualche giorno Ezio Stefàno chiede la sostituzione di Gaetano Carrozzo, eletto consigliere regionale, da segretario provinciale, in quanto, a suo parere, chi dirige il partito non dovrebbe avere impegni istituzionali.
Dopo qualche settimana Luciano Mineo sostituisce Gaetano Carrozzo nella carica di segretario provinciale del PCI.
Nel PSI le acque restano agitate: i craxiani chiedono le dimissioni del segretario, la sinistra il commissariamento della federazione; Lillo Delfino, della direzione nazionale del PSI, viene inviato a Taranto quale commissario della federazione.
Nella DC la corrente “Forze nuove” chiede il congresso al più presto.
Nicola Melucci e Luciano Mineo, in distinte dichiarazioni, si dichiarano contrari all’ipotesi avanzata da Armentani su un accordo tra DC, PCI e PSI; Ennio Pascarella parla di giunte riformiste mentre il PSDI di giunta esapartito (DC, PCI, PSI, PRI, PSDI, PLI).
Insomma grande incertezza e solo a metà luglio si tiene il primo Consiglio comunale nel corso del quale Giancarlo Cito pretende di presiedere la seduta in quanto consigliere più suffragato, mentre il regolamento comunale prevede che a farlo sia il consigliere più anziano. Ma Cito non se ne dà per inteso e occupa, per oltre tre ore, a forza la poltrona di Presidente dell’Assemblea.
I Vigili urbani, alla fine, trascinano via Cito con tutta la poltrona.
Ma l’accordo per Sindaco e giunta tarda a concretizzarsi; alla Provincia, a fine luglio, viene eletto Presidente il socialista D’Alconzo, con i voti PCI, PSI, PRI, PSDI, PLI e l’appoggio esterno dei Verdi.
Si aprono le trattative per adottare anche al Comune la stessa formula; l’accordo viene raggiunto e dopo aver concordato il programma ci si accingeva a definire l’organigramma.
Ma dopo una serie di scambi polemici tra alcuni dirigenti dei partiti che avevano sottoscritto l’accordo, in Consiglio l’accordo stesso salta.
Solo a metà agosto si giunge ad un accordo: Michele ARMENTANI (PSI) viene eletto sindaco con i voti di DC, PSI, PSDI e PRI; viene eletta anche la giunta, composta dal vice-sindaco MELUCCI Nicola (DC) e dagli Assessori ACCARDI Gennaro (DC), AVERSA Franco (PRI), CARELLI Angela (PSI), DE MARTINO Michele (PSDI), DI CUIA Carmelo (PSI), FAGO Antonio (DC), LA GIOIA Giovanni (DC), MANCINI Luigi (DC), MONFREDI Cosimo (DC), PEDULLA’ Gianfranco (PSI), RAGO Francesco (Verdi), VIOLA Vittorio (PSI).
Ma saranno un Sindaco ed una Giunta con una vita brevissima; praticamente da ferragosto all’Immacolata del 1990