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Raffineria di Taranto/Pozzi in Val d’Agri…

Pubblicato | da Michele Tursi

“La raffineria di Taranto era già al limite del braek even, lo stop dei pozzi in Val d’Agri ne mette a rischio la redditività.  Abbiamo una doppia conseguenza: non stiamo producendo in Basilicata e Taranto avrà grossi problemi. Bisogna pensare subito ad un approvvigionamento diverso. Dovremo cercare olio altrove e ci verrà a costare, secondo una mia stima, almeno 4-5 dollari in più al barile”. Lo ha detto l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi a margine dell’audizione delle Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato (vedi il video integrale).

Secondo Descalzi gli stoccaggi presenti in raffineria “garantiscono autonomia per circa una settimana. Fare arrivare l’olio via nave vuole dire più costi e maggiore Co2“. In ogni caso, ha proseguito, “finché non è tutto chiaro la produzione va in secondo piano, Taranto va in secondo piano, perchè voglio andare in fondo e capire cosa è successo“.

Cambiano i suonatori ma la musica, soprattutto a Taranto, è sempre la stessa. Ancora una volta le ragioni della tutela della salute e dell’ambiente vengono messe in contrapposizione con quelle della produzione e quindi dell’occupazione?
Variazioni sul tema, discorsi già sentiti nel 2001 con le ordinanza del sindaco Di Bello di chiusura delle cokerie Ilva. Sembrava che allungare di qualche ora il tempo di distillazione del coke come prima misura per contenere le emissioni nocive, avrebbe compromesso l’intero ciclo produttivo. E così non era. 

E che dire dei parchi minerali? Parlare di un loro arretramento rispetto alle case del rione Tamburi era un’eresia. L’abbassamento dei cumuli veniva stroncato come impossibile. Chi ne chiedeva la copertura veniva sbeffeggiato come un folle. Ad ogni richiesta di tutela ambientale veniva contrapposto e agitato il cosiddetto ‘ricatto occupazionale’ con migliaia di lavoratori a casa. Poi è arrivato Ambiente svenduto e tutto, miracolosamente, è diventato possibile. Solo sulla carta, purtroppo!

Tornando ad Eni, l’ad agita cifre e lascia intravedere scenari cupi? Eppure è lo stesso Descalzi ad ammettere dinanzi alle Commissioni riunite che nell’ultimo anno e mezzo il prezzo del Brent è calato del 70% e che nel 2015 l’offerta di petrolio ha superato la domanda di circa due milioni di barili al giorno. Ci sono, inoltre, tre miliardi di barili stoccati. Chiudere i rubinetti per qualche giorno, quindi, potrebbe non essere una tragedia!