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La richiesta: “Hotspot di Taranto ormai deserto, quel centro va chiuso”

Pubblicato | da Redazione

Un centro fantasma che ospita mediamente un immigrato a settimana. Questa è la fotografia dell’hotspot di Taranto, sorto tra il porto, le ciminiere e i parchi minerali dell’Ilva. Da gennaio 2018 ad oggi gli ospiti sono stati 582. Per quattro mesi il centro è stato chiuso per lavori di adeguamento, ma ora aumentano gli interrogativi sul suo futuro e sulla sua reale utilità.

Lo affermano i componenti dell’associazione Marco Pannella (Pino De Padova e Annarita Digiorgio) che hanno  vistato l’hotspot di Taranto con l’onorevole Ubaldo Pagano (Pd). La delegazione è stata accompagnata dai funzionari della Prefettura, della questura e della polizia municipale di Taranto, insieme ai militari in servizio. La struttura è stata riaperta a metà luglio dopo quattro mesi di lavori di adeguamento effettuati da Invitalia.

“Grazie all’aggiunta del padiglione sanitario e degli impianti di raffreddamento – si legge in una nota stampa dell’associazione –  la struttura è più accessibile a ospiti che devono sostarvi per non più di 48 ore. Solo la brevità della permanenza infatti può giustificare una struttura del genere nella terra di mezzo tra il porto mercantile e l’Ilva, esattamente sotto i nastri trasportatori, nonché 400 letti uno vicino all’altro all’interno di conteiner. L’hotspot, costruito nel 2016 ha ospitato 25 mila migranti”.

Durante la visita, raccontano i componenti dell’associaone Marco Pannella, “il Centro era vuoto. Questo perché non ci sono sbarchi nel resto d’Italia, e quindi neppure smistamenti qui. Ricordiamo infatti che questo è un centro di identificazione, i migranti arrivano solo per essere identificati giuridicamente e ricollocanti presso Cas se decidono di ricevere accoglienza, e lasciati liberi se decidono di accedere ad altri confini o stare in Italia a spese loro. Solo chi rifiuta la richiesta di asilo riceve lettera di espulsione. Se in un primo momento era nato come luogo di raccoglimento per smistare i profughi arrivati sulle coste adriatiche, da quando gli sbarchi si sono accentrati in Sicilia l’hotspot di Taranto è passato ad ospitare esclusivamente i migranti provenienti da Ventimiglia. Da li infatti, respinti dai confini francesi, vengono coattamente raccolti e trasportati quasi sempre senza documenti, vestiario, e in promiscuità sanitaria (molti con malattie infettive) su autobus privati che li caricano su e giù per l’Italia fino a Taranto. Il 99 per cento arriva qui senza documenti, la questura presente nel centro, provvede a fotosegnalarli con impronte digitali e segnare il nome e l’età che dichiarano. A questo punto poi se hanno richiesto accoglienza vengono accompagnati al Cas assegnato (all’interno della regione Puglia) altrimenti lasciati liberi”.

L’associazione Marco Pannella spiega che “la maggior parte di loro non vuole rimanere in Italia, che è solo luogo di approdo per raggiungere altri paesi, dove quasi sempre li aspetta il resto della famiglia. Ma non accettano di accedere a procedura di ricongiungimento familiare perché troppo lunga. Da qui quindi riprovano a tornare a Ventimiglia, ma se vengono rifermati, nonostante già identificati, ritornano a Taranto. E la giostra ricomincia. L’infinito gioco dell’oca Ventimiglia-Taranto. Qualcuno ha fatto avanti e indietro per oltre tre volte. Questo circolo vizioso dimostra che è un sistema sbagliato: si portano all’infinito migranti su e giù per l’Italia, con viaggi costosi e inutili,  quando sarebbe più utile ed economico farlo in prossimità del luogo di raccolta”.

Da qui nasce una considerazione e la richiesta al nuovo governo gialloverde. “Il fatto che il Centro sia vuoto – si legge ancora nel documento – dimostra poi che non c’è nessuna emergenza immigrazione, a maggior ragione sarebbe più facile effettuare questo passaggio vicino Ventimiglia’’.