Copertina, Piani Alti
Oggi la firma del Contratto per Taranto ma non c’è l’ok definitivo del Cipe
Firma a sorpresa, a mezzogiorno, a Palazzo Chigi del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) per Taranto. La convocazione della Presidenza del consiglio è arrivata alla chetichella e senza la consueta grancassa che precede le iniziative del Governo. Forse perchè rispetto al cronoprogramma tracciato proprio a Taranto dal sottosegretario De Vincenti, le iniziative sono in clamoroso ritardo. Il Cis, infatti, avrebbe dovuto essere firmato a novembre ed ancora prima avrebbe dovuto pronunciarsi in via definitiva il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). A tutt’oggi, invece, il Cipe ha svolto una riunione preliminare, lo scorso 10 dicembre e solo domani dovrebbe chiudere il pacchetto Taranto che prevede risorse per 860 milioni di euro. Oggi, quindi, Governo, Regione, Enti locali, firmeranno un provvedimento in tutta fretta, prima della pausa festiva, che potrebbe presentare alcune zone grigie. Zone grigie che si aggiungono ai dubbi sull’efficacia stessa dell’azione messa in campo che non ha fatto altro che rastrellare progetti e salvare stanziamenti inutilizzati, purtroppo, per responsabilità locali, (vedi, ad esempio, gli interventi al porto) ed inserirli nel calderone a sostegno dell’area ionica. La fretta del Governo risponde, probabilmente, anche all’esigenza di evitare di arrivare al 31 dicembre data oltre la quale una parte rilevante delle risorse sarebbe inesorabilmente persa.
Dopo lo stop del Tribunale di Bellinzona al rientro di 1,2 miliardi di euro dei Riva, il Governo è rimasto senza risorse da destinare al risanamento ambientale dello stabilimento e si è inventato il nono decreto salva-Ilva che smantella l’Aia (vedi le severe crtiche del direttore generale dell’Arpa Puglia, prof. Giorgio Assennato) e pone le basi per la (s)vendita dello stabilimento ionico. Inoltre, la maggioranza ha bloccato in sede di discussione della legge di stabilità l’emendamento di due deputati tarantini (Vico e Pelillo) che avrebbe facilitato l’accesso delle imprese dell’indotto locale al fondo di garanzia. Imprese che a tutt’oggi, è bene ricordarlo, vantano crediti per circa 150 milioni di euro per lavori eseguiti durante la gestione commissariale. Oggi il Governo mette a segno il terzo colpo portando alla firma dei soggetti istituzionali un Contratto che non ha ancora ricevuto il via libera definitivo del Cipe.