Salute
I Verdi di Taranto a Mittal: giù le mani dall’Acquedotto Romano
Dai Verdi di Taranto arriva un deciso “No” all’inziativa di ArcelorMittal Italia di custodire e catalogare all’interno del centro siderurgico, le rovine dell’Acquedotto del Triglio crollato a novembre. “Siamo fortemente contrari – affermano in una nota stampa – all’intervento di Arcelor Mittal sulla tutela dei beni culturali. Non si tratta solo di competenza e giurisdizione, ma di tutela materiale dei beni stessi: è ovvio che depositare i resti dell’acquedotto in un’area così fortemente inquinata ne causerà il progressivo ed inevitabile degrado”.
Secondo i Verdi “l’acqua e il degrado non sono probabilmente gli unici nemici di questo grande patrimonio culturale e architettonico a cielo aperto: l’edificio, infatti, costeggia la strada provinciale Taranto-Statte e da 60 anni a questa parte, confina con l’imponente recinzione degli impianti siderurgici”.
I rappresentanti del “sole che ride” chiedono, a tal proposito, che si appuri “quanto la gestione Italsider, prima, e Riva/commissari, poi, siano responsabili del danno storico e paesaggistico (oltre che biologico) in nome di quel principio europeo del chi inquina paga, troppe volte violato in quel di Taranto”.
I Verdi di Taranto chiedono “a gran voce che la Sovrintendenza ai Beni Culturali e tutte le autorità preposte all’approfondimento della vicenda si prodighino per individuare i responsabili, quantificare i danni ma soprattutto mettere i reperti in sicurezza, al più presto, ma in altro sito. Infine siamo convinti, come in passato, che la soluzione al problema inquinamento a Taranto possa venire solo dalla chiusura dell’area a caldo Ilva e non dalla decarbonizzazione”.
Come abbiamo riportato in un altro articolo de la Ringhiera, Mattieu Jehl, vicepresidente e amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, durante il media day della multinazionale svoltosi a Parigi, ha annunciato che le rovine dell’acquedotto crollato sulla strada per Statte saranno portate in un’area dello stabilimento siderurgico di Taranto.
L’operazione rientrerebbe tra le attività di dialogo e integrazione con gli attori chiave del territorio. A gennaio del 2019 è prevista la formalizzazione di una partnership con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Taranto e con le Università locali: dapprima si provvederà all’individuazione e alla predisposizione di una location all’interno dello stabilimento di Taranto per esaminare e stoccare i reperti, con finalità di ricerca, ma null’altro si conosce sul futuro di questa iniziativa.