Salute
Diossina, limite più stringente per l’Ilva. Il sindaco Stefàno chiede un’indagine ministeriale
“Da oggi, 8 marzo 2016, entra in vigore per l’Ilva di Taranto un limite molto rigoroso che impone alla fabbrica di ridurre drasticamente le proprie emissioni di diossina: Ilva deve scendere sotto 0,15 ng/m3 di diossina. Non è ancora il limite europeo previsto dalla direttiva 75 del 2010 (ossia 0,1 ng/m3) che doveva scattare dal 1° gennaio 2016 e che per l’Ilva è stato prorogato al 23/2/2017, ma è comunque un limite stringente che Ilva non riuscirà molto probabilmente a rispettare in quanto non ha applicato al camino E312 i filtri a manica previsti dall’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale)”.
A ricordarlo sono Antonia Battaglia, Fulvia Gravame, Luciano Manna e Alessandro Marescotti di Peacelink con una segnalazione all’opinione pubblica e ai decisori politici, “in particolare al Ministro dell’Ambiente, al Presidente della Regione Puglia, al Presidente della Provincia e al Sindaco di Taranto”. Quel sindaco che sembra intrappolato in un sortilegio per effetto del quale continua a scrivere lettere a tutti i livelli istituzionali senza, di fatto, affrontare alcuna questione. L’ultima “letterina” (di cui parliamo più avanti in questo stesso articolo, ndr) è rivolta ai ministro dell’Ambiente e della Salute.
Tornando al nuovo valore di emissione per la diossina, secondo Peacelink “l’Ilva non sarà in grado, molto probabilmente, di rispettare l’AIA fin da domani” perchè “per scendere sotto quei livelli occorre utilizzare i filtri a manica (quegli attuali sono a carboni attivi ed elettrofiltri Esp+Meep), gli unici in grado di poter far rispettare i limiti di diossina che cominceranno per l’Ilva da oggi”. Per questa ragione PeaceLink chiede “urgentemente controlli al camino per verificare se siano rispettati i nuovi limiti per la diossina, e solleciterà la Commissione Europea ad agire in tal senso. E chiede che venga adottato il campionamento in continuo della diossina per rendere tale controllo permanente, anche perché recentemente le norme europee hanno reso il campionamento continuo una procedura appropriata e valevole anche ai fini normativi”.
Sulle emissioni convogliate di diossina il limite finale della legge regionale in Puglia era 0,4 ng/m3, poi sceso a 0,3 ng/m3 nel corso dell’applicazione dell’Aia Ilva (l’Autorizzazione integrata ambientale), per allinearsi al limite europeo di 0,1 ng/m3 (previsto per il 2016 dalla direttiva UE 75/2010 ma che il governo ha differito al 2017). Da oggi, in ogni caso, vige il limite di 0,15 ng/m3 per le emissioni di diossina al camino E312.
Anche PeaceLink scrive la sua lettera alla Commissione Europea evidenziando quattro punti: Accertato il pericolo da diossina derivante alla popolazione dall’inquinamento recente e probabilmente ancora in atto, Peacelink chiede che la Commissione revochi all’Ilva il diritto a produrre (direttiva EU 75/2010 sulle emissioni industriali); accertato che, contrariamente a quanto affermato dalle Autorità Italiane, gravi rischi per la salute permangono e sono di gravità eccezionale, si chiede che i fondi pubblici destinati all’azienda non vengano più utilizzati per sostenere la produzione di uno stabilimento che non è assolutamente a norma; accertato il rischio diossina, PeaceLink chiede che vengano fatti rispettare i limiti più rigorosi per la diossina previsti dalla direttiva 75/2010 (ossia 0,1 ng/m3); da ultimo, si chiede che la Commissione deferisca con immediatezza il Governo Italiano alla Corte di Giustizia per mancato rispetto della direttiva 75/2010 nell’ambito della procedura di infrazione avviata nel 2013″.
Intanto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno “esige chiarezza sulle notizie e sui dati relativi alle rilevazione di valori deposimetrici di diossina di ordine di grandezza di molto superiori ai limiti normalmente considerati come valori soglia sia all’interno dello stabilimento Ilva che in alcune zone del quartiere Tamburi”. Per questo si rivolge al Ministro dell’Ambiente ed al Ministro della Salute affinché avviino un’indagine ministeriale.
“I dati – continua – sono emersi a seguito di una attività di monitoraggio ambientale condotta dal Prof. Ing. Maurizio Onofrio del Politecnico di Torino per conto dell’Ilva e riferita al periodo novembre 2014-febbraio 2015, ma resi noti solo pochi giorni fa, a distanza di un anno. Comprensibilmente, la città ha manifestato preoccupazione, cercando chiarimenti e certezze sull’attendibilità dei dati forniti dai diversi organismi scientifici istituzionalmente preposti al controllo ed apparsi contrastanti. Pur tenendo da conto l’alto tasso di professionalità di questi organismi scientifici, si avverte il bisogno che su questa vicenda sia fatta piena luce, per cui si chiede a codesti Ministeri, per la parte di rispettiva competenza, che si disponga per una indagine ministeriale per ripristinare le condizioni di verità allo scopo di soddisfare sia le aspettative di tutela della salute e dell’ambiente, che così pressantemente la città reclama e delle quali ne siamo sentitamente portavoce, sia anche per prefigurare tutte le necessarie azioni a tutela della collettività.”