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Città Vecchia o Borgo Antico? Isola… semplicemente Isola!

Pubblicato | da Giuseppe Stea

Sino al 1861 la città di Taranto, essendo considerata città fortificata, era racchiusa nell’Isola cui si poteva accedere da due porte, collegate alla terra ferma: Porta Napoli e Porta Lecce.

In tutti i documenti precedenti l’Unità d’Italia viene usato il termine “città”, sic et simpliciter, per indicare Taranto; in altri scritti viene utilizzato anche il termine Isola. Per esempio Gregorovius, nel suo “Passeggiate in Campania e Puglia”, riferendosi alla Taranto del 1874,  scrive,  “La posizione isolana di Taranto fra due grandi porti e mari …”; ed ancora “Taranto è situata … su una lingua di terra trasformata in isola, fra il Mar Piccolo ed il Mar Grande …” e successivamente “la popolazione stessa mi sembra apatica, deperita senza speranza.

E’ come se si fosse addormentata su quell’isolotto millenario, sito fra i due mari, dimenticata, assieme alla sua storia, dal mondo e da sé stessa”. Termine che ricorre anche nei racconti di altri visitatori stranieri di Taranto, prima dell’edificazione del “Borgo”; come si sa, infatti, solo dopo l’Unità d’Italia fu avviata l’edificazione “oltre il fosso”, con l’edificazione del “Borgo” o “Città nuova”, come in tanti vollero, sin dagli inizi, chiamarla.

Se al “Borgo” veniva assegnato il termine di “Città nuova”, di converso per identificare l’Isola veniva coniato il termine di “Città vecchia”. Solo attorno al 1880, però, si cominciano a trovare documenti ufficiali con la dizione “Città vecchia”, che è evidentemente successiva a quella di Isola: e non poteva essere altrimenti. Vari motivi portarono a individuare l’Isola o “Città vecchia” come un “qualcosa d’altro” dalla Città in quanto tale, che veniva individuata soprattutto nel Borgo o “Città nuova” e nella sua estensione progressiva. Questo concetto dell’essere l’Isola o “Città vecchia” un “qualcosa d’altro”, trova conferma sia nelle successive scelte urbanistiche che, soprattutto, nell’atteggiamento culturale di gran parte della popolazione che era andata ad abitare nella “Città nuova”. Oggi assistiamo ad una forte spinta, soprattutto culturale, a superare definitivamente, da ogni punto di vista, questa visione “duale”, che ha pesato negativamente sia sull’Isola sia sulla Città nel suo complesso, e ad avere, al contrario, una visione unitaria, da tutti i punti di vista, della Città, compresa l’Isola. La risposta concreta a questa spinta, a mio parere, dovrebbe essere quella di non continuare a ragionare (e soprattutto a non operare) in termini di “Città vecchia” e “Città nuova”: la dimensione unitaria (dal punto di vista politico, urbanistico e culturale) dovrebbe essere “la Città” senza alcun aggettivo a fianco, divisa nei suoi diversi quartieri (Tamburi, Tre Carrare, Salinella, ecc.). L’Isola, in questa visione unitaria, è uno dei suoi quartieri, insieme a quelli citati prima: quello più antico. Le radici di Taranto, a ben vedere, trovano i suoi agganci più lontani proprio nella definizione di Isola, che è, senza alcun dubbio, precedente a quella di “Città vecchia”. Di qui la mia proposta di tornare a chiamare “Isola” quella che da 150 circa anni chiamiamo “Città vecchia”: una proposta che proprio alle radici di Taranto guarda.