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Violenza di genere, rafforzare la rete istituzionale per la prevenzione e il supporto alle vittime

Pubblicato | da Redazione

Rafforzare la rete interistituzionale per supportare le donne vittime di violenza. È quanto emerso dal convegno “Il medico, l’odontoiatra nel contrasto alla violenza di genere”, organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Taranto (OMCeO svoltosi all’Hotel Salina.

Presenti, oltre al presidente dell’Ordine Cosimo Nume, il presidente del convegno Marialetizia Marra, dirigente medico della Struttura complessa Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Santissima Annunziata” di Taranto, la responsabile scientifica Elisabetta Mele, della commissione Medicina di genere di OMCeO Taranto, e numerosi rappresentanti istituzionali che si sono alternati con le loro relazioni nel corso della giornata. Tra queste, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto Eugenia Pontassuglia, il presidente del Tribunale di Taranto Anna Rosa De Palo, il sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale per i Minorenni Daniela Putignano, il commissario della Polizia di Stato Margherita Micelli Ferrari, il comandante provinciale dei Carabinieri di Taranto Gaspare Giardelli, la dottoressa Eufemia Tarsia in rappresentanza del prefetto Paola Dessì, la dottoressa Dora Chiloiro in rappresentanza del direttore generale della Asl di Taranto Vito Gregorio Colacicco, la consigliera comunale Bianca Boshnjaku in rappresentanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

«Come Ordine dei Medici – ha spiegato Marra – ci stiamo facendo promotori dell’iniziativa d’informare i colleghi su questa tematica e soprattutto di renderli consapevoli della necessità, in presenza di segni e sintomi che sollevano dubbi di eventuale disagio familiare o di sospetto abuso, di segnalare alle istituzioni competenti, in maniera tale da poter prevenire il crimine della violenza di genere. La prevenzione si fa partendo da chi, come il medico di assistenza continua ed il pediatra di libera scelta,  ha a che fare in maniera più frequente con i pazienti. Ci sono protocolli e percorsi interistituzionali stabiliti cui chiunque può rivolgersi per aiutare le persone più vulnerabili, sia donne sia bambini che subiscono violenza».

Pontassuglia si è soffermata poi sull’importanza di lavorare insieme: «È fondamentale che i medici riescano a cogliere i segnali prima ancora delle forze di polizia e della stessa autorità giudiziaria, perché molto spesso questi campanelli d’allarme possono aiutare a prevenire l’evoluzione della violenza e, quindi, a portare a situazioni che non sono più recuperabili. Il fenomeno sembra in aumento perché aumentano le denunce, iniziando ad esserci più consapevolezza. C’è però ancora molto molto da fare».

Nume ha evidenziato che occorre fare di più: «Abbiamo parlato di femminilizzazione delle professioni sanitarie come di un risultato importante. Ciò deve avvenire in tutti i settori. Fino a quando, infatti, si continuerà a considerare il ruolo delle donne come ancillare rispetto a quello degli uomini non ci saranno progressi, è necessario che ci sia un cambio di paradigma in tutte le realtà».

All’evento ha preso parte anche chi opera tutti i giorni a sostegno delle vittime di violenza di genere. Sono, infatti, intervenute l’avvocato Teresa Tatullo e la dottoressa Brunella Zinzi del Centro antiviolenza dell’associazione Alzaia. «I numeri – ha detto l’avvocato – sono preoccupanti, è un problema strutturale, non un’emergenza, perché appartiene alla nostra mentalità. Cosa facciamo? Quando le presunte vittime di violenza ci chiamano tramite il 1522, noi le accogliamo, le ascoltiamo senza giudizio e le accompagniamo lungo il percorso di fuori uscita fino ammetterle nelle condizioni di camminare da sole, il tutto nel rispetto della loro volontà».