Appuntamenti, Cooltura
Vernissage della pittrice Valentina Del Vecchio
Giovedì 30 maggio, presso il Negozio Enel di via Cagliari, 118 in occasione della presentazione del libro di Carmen Nolasco intitolato Sposo di sangue, verrà allestita una mostra pittorica a cura di Valentina Del Vecchio. Le parole di Gianmichele Arrivo raccontano bene la potenza e la particolarità delle opere proposte dalla pittrice.
“Il lavoro di Valentina Del Vecchio è una variegata serie di pitture realizzate su tela, segnate da casualità e disegni geometrici tra loro simili a creare effetti di ambiguità. Lo scopo è quello di esplorare sistematicamente gli effetti della percezione.
L’artista vuole comunicare che il colore non viene quasi mai percepito come è nella realtà, il colore è relativo, il colore inganna. Le ambiguità cromatiche dipendono da vari fattori compresa la sorgente di luce in cui i colori sono immersi. Uno stesso colore, infatti, può produrre moltissime percezioni; se ad esempio diciamo rosso e ci sono diverse persone che ascoltano, possiamo essere sicuri che tali persone stanno pensando a rossi completamente diversi.
Prende così importanza la relazione che esiste fra l’oggetto colorato, soggetto di interesse, ed il contesto in cui si trova. Un solo colore può apparire come due diversi colori o due colori diversi possono sembrare uguali, così come tre e via discorrendo, costruendo l’illusione della trasparenza e la miscela ottica. Le opere di Valentina sono tanti piccoli esercizi realizzati con metodo e semplicità, volutamente utilizzando e studiando le modalità tipiche del sistema dell’arte contemporanea, perché fondamentale è stimolare l’aspetto percettivo attraverso gli strumenti esperienziali di valutazione e confronto, analizzando i risultati ottenuti per accostamenti e o separazioni. Non è importante l’esito, non c’è giusto o sbagliato, lo scopo è quello di sviluppare una maggiore sensibilità percettiva al colore.
L’attività di Valentina si muove altresì sulla complessità che impone la sua attenzione sulle proprietà di significazione estetica ed evocativa degli interventi pittorici e grafici di artisti importanti, icone moderne in cui il processo mentale ritrova un delicato equilibrio.
Il reimpiego e la ri-valutazione di opere iconiche è il procedimento più comune ma declinandolo con una pratica propria e specifica del dispositivo realizzativo, ossia il frammento che compone un nuovo discorso a partire dalle estrapolazioni effettuate in direzione.
La questione delle motivazioni del reimpiego e della connotazione delle ‘spoglie’ sono assai varie e possono coesistere tra loro in diverse combinazioni e con differente accentuazione. Tra le ragioni del reimpiego la prima è quella del puro valore materiale: quando si è circondati da tutto è utile poter disporre di pezzi già pronti per nuove costruzioni e, in senso puramente materiale, il reimpiego è esistito in ogni epoca. Oltre a questo motivo, pur se spesso in stretta connessione, sussistono ragioni di valutazione estetica in base alle quali la bellezza della forma, il pregio del materiale sono intenzionalmente esibiti ed ostentati nel reimpiego.
Unendo casualità e progetto, cultura alta ed entertainment, ironia straniante e analisi concettuale, Valentina mette in discussione, in tutto il suo percorso, il concetto di autore e l’idea di originalità e unicità dell’opera d’arte. Nonostante abbia creato un corpus estremamente eterogeneo di lavori, tutte le sue opere risultano frammenti, prospettive differenti di un’unica, grande opera invertendo il significato del detto:” plus ça change, plus c’est la même chose”, ossia più è uguale e più cambia.”