Piani Alti
Referendum, il gesto… della trivella!
E’ andata come doveva andare. Punto più punto meno. Il quorum era un’utopia, si sapeva. Troppa differenza tra le forze in campo e i mezzi a disposizione. Poco tempo per organizzare il variegato fronte del Sì. Renzi ha imposto la guerra lampo e le armate dell’astensione hanno avuto la meglio.
Tutto previsto. Pure la faccia di c…ircostanza del primo ministro nel discorso a urne chiuse con due perle su tutto: gli undicimila posti di lavoro salvati (?) e il finto imbarazzo di fronte ai dilemmi di un 18enne chiamato al primo voto. Quasi quasi sono più credibili le versioni degli egiziani su Giulio Regeni.
Tutto previsto, oppure no. L’unica regione in cui è stato raggiunto il quorum è la piccola Basilicata. Il Texas del Sud dove le trivelle non sono un argomento per talk show, ma una realtà che da anni perfora il sottosuolo, scuote le coscienze, sporca le mani di imprenditori e politici. Una regione dove l’oro nero non ha risolto i problemi occupazionali, ma ha peggiorato la situazione sanitaria e ambientale. I lucani, che conoscono il problema, se ne sono infischiati di Renzi e Napolitano e delle faide nel Pd, sono andati a votare con cognizione di causa è hanno detto che non sopportano le trivelle sul loro territorio o, per lo meno, ci avvertono: il gioco non vale la candela, sotto, sotto, c’è la fregatura.
Poi c’è la Puglia di Michelone Emiliano che si è fermata al 42% e va ad occupare il secondo posto sul podio delle regioni più referendarie (al terzo c’è il Veneto di Gianluca Zaia con il 38%). Emiliano ha convinto, ma non troppo. I pugliesi, ormai, lo conoscono: a parlare è bravo, ma nel concreto è ancora un’incognita.
Taranto (capoluogo) ha offerto una prova d’orgoglio. Con tutti i suoi limiti, le divisioni, le incertezze, le delusioni ha portato a casa un onorevole e, per certi versi inaspettato, 42,52%. Sicuramente si poteva fare meglio, ma non dimentichiamo che al ballottaggio per le comunali del 2012 si recò alle urne il 43,21% degli aventi diritto. Si dirà, il tema ambientale per i tarantini è un nervo scoperto, davanti ai seggi ci sarebbe dovuta essere la fila dalla mattina alla sera (gare podistiche permettendo!). Anche questo è vero fino ad un certo punto. Al referendum cittadino sull’Ilva dell’aprile 2013 votò il 19,5%, pari a 32mila cittadini. Questa volta alle urne si sono recati quasi in 70mila, 66mila dei quali hanno votato Sì.
Il popolo dei trivellati ricomincia di qui. Nonostante i numeri, non è un popolo senza “quorum”. Anzi, ci crede e lotta tenacemente. Molti già affilano le armi per accaparrarsi i 15 milioni di votanti in Italia ed i 70mila a Taranto. Il tesoretto fa gola in vista delle prossime scadenze elettorali (amministrative e referendum costituzionale) sia ai lealisti del Governo che agli oppositori in cerca di spallate. Insomma, come al solito di quello che pensano gli italiani, dei problemi veri, delle possibili soluzioni, non importa quasi a nessuno. La salute, l’ambiente, le rinnovabili, lo sviluppo sostenibile, il lavoro che non uccide, passeranno in secondo piano. Ancora una volta. Attenti però. Gli italiani sanno essere dispettosi e dopo il gesto dell’ombrello potrebbero rispondere con il gesto… della trivella.