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Quo vadis, Melucci?

Pubblicato | da Angelo Di Leo

Dunque, gli assessori salgono a sei. Per completare il quadro a Taranto ne mancano tre, due donne e un uomo (la legge assegna una quota rosa obbligatoria del 40%, sindaco compreso secondo recenti intepretazioni).

Sinora, alleati a bocca asciutta. Il sindaco pesca fuori e quando pesca dentro.. sulla nomina ci mette il bollino “tecnico”. E’ il caso di  Massimiliano Motolese, figlio di una consigliera Pd, di Sergio Scarcia, architetto già segretario cittadino del Pd, di De Franchi, già assessore a Bari con Emiliano. Consiglio e Giunta dovranno però coesistere. Senza una maggioranza compatta non c’è sindaco che possa andare lontano. Melucci non può non saperlo. Da Lonoce (più suffragato) all’undicesimo democartico eletto (11 su 22 di una potenziale maggioranza, a questo punto tutta da verificare) i mugugni lievitano e già i primi Consigli comunali saranno una prova di tenuta.

Primo bivio,  l’elezione del presidente dell’assise. L’accordo pre ballottaggio prevedeva l’elezione di Franco Sebastio quale figura istituzionale di garanzia politica. La maggioranza, però, potrebbe sovvertire questo pronostico slegandosi dalle indicazioni sindacali, uno strappo che a molti sembra necessario. Un po’ come battere un colpo di fronte ai propri elettori e sul tavolo del primo cittadino. Ammesso che quella indicazione su Sebastio non sia, nei fatti, già disattesa. Del resto, non v’è più traccia – dopo appena un mese –  dei patti elettorali sanciti con Bitetti e Capriulo (battezzati da Emiliano) e con i due alfieri di Brandimarte. Tutto adesso può accadere. Senza dimenticare l’aggancio in corsa, prima del primo turno, con la Scelta della De Gennaro. Altro patto evaporato. A meno di non volersi immaginare piccoli e grandi alleati nella parte dei muti e rassegnati sino alle elezioni politiche.

La nomina di sei tecnici su 9, con altri due certamente in arrivo nelle prossime ore (Servizi Sociali, Bilancio…)   comuqnue suona in Consiglio il “liberi tutti” che slega dalle appartenenze e dagli ordini di scuderia. Oppure li cementa contro il sidnaco: in tal caso per Melucci sarebbero già ore difficili. Impossibile immaginare che Melucci non abbia messo tutto nel conto. Dunque, quo vadis? Sprovveduto o rivoluzionario il nuovo sindaco di Taranto? In banale errore o in sorprendente situazione di forza? Può bastare, per governare sereni, pensare che nessun consigliere abbia interesse a chiudere una consiliatura prima del tempo?

Altre due deleghe, ieri, intanto, dopo le quattro annunciate venerdì.

Anna Maria Franchitto. Classe ’48, studi giuridici, specialista in controllo di gestione e contratti di lavoro presso la Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione, esperienza trentennale nel ruolo di segretario generale in comuni medio-grandi: Affari Generali e Risorse Umane.
Già segretario generale del Comune di Taranto a cavallo tra prima e sedonda consiliatura di Stefàno.

Sergio Scarcia. Classe ’53, architetto, esperto in pianificazione urbanistica e paesaggistica, consulente per l’edilizia pubblica e le reti di mobilità: Urbanistica e Mobilità.
Già segretario cittadino del Pd.