“Se avessimo una classe politica coesa, compatta, che si batte veramente e concretamente per la comunità che rappresenta, Taranto non si sarebbe fatta soffiare sotto il naso 50 milioni di euro necessari per ridare fiato ad un sistema sanitario con strutture inadeguate e personale insufficiente”. E’ questa l’opinione di Antonio Caramia, imprenditore, già presidente di Confindustria Taranto che interviene nuovamente sulle vicende locali e secondo il quale “le dimissioni di Matteo Renzi a seguito della debacle (annunciata) al referendum costituzionale, rischia di diventare l’alibi perfetto dietro il quale far passare altre decisioni che penalizzano Taranto e i tarantini”.
Caramia insiste sulla vicenda Ilva che, ricorda, “ha segnato gli ultimi giorni di campagna referendaria e soprattutto lo scontro tra l’ex presidente del consiglio e il governatore della Puglia. Uno scontro di potere tutto interno al Pd, il partito che sta rovinando l’Italia e Taranto. Polemiche a non finire, ma tutte pretestuose sulle quali i rappresentanti politici locali non riescono ad andare oltre un insulso chiacchericcio. Se a Roma, davvero, ci fosse stata la volontà politica di concedere la deroga sui limiti di spesa sanitaria, l’emendamento in favore di Taranto non sarebbe improvvisamente scomparso. La verità è che quei 50 milioni sono spariti a causa delle guerre interne al Pd. La maggioranza renziana non voleva fare un regalo ad Emiliano a pochi giorni dal voto ed ha cambiato le carte in tavola in una notte”.
Secondo l’ex presidente degli industriali ionici da una parte “Emiliano fa la guerra a Renzi utilizzando l’emergenza sanitaria tarantina ma poi di fatto taglia reparti e ospedali”, dall’altro a Palazzo Chigi “decidono di far sparire 50milioni di euro che sarebbero serviti per offrire cure adeguate a bambini e malati di cancro, per timore di avvantaggiare un avversario politico. Ecco cos’è la politica italiana. Questo è cinismo, lotta di potere, significa non avere alcuna considerazione della dignità delle persone, delle loro esigenze primarie. Non si può giocare con le vite umane. Vergogna”.
“Sullo sfondo – scrive Caramia – continua ad esserci la vicenda Ilva ed i disperati tentativi di tenere in vita uno stabilimento che va chiuso senza se e senza ma. Carbone o gas non importa: Taranto potrà iniziare a disegnare il suo futuro quando le acciaierie con il loro carico di malattie e morte, saranno finalmente spente. Il territorio ionico dispone di potenzialità e risorse per costruire una nuova economia incentrata su industrie pulite e tecnologiche, sul turismo, sulla cultura, sul mare, sulla filiera agro-industriale, sull’artigianato, sulla logistica. E’ possibile riconvertire la capitale dell’acciaio con un piano diffuso di bonifiche che potrebbe essere finanziato con quel miliardo e 300 milioni di euro dei Riva che, invece, sarà regalato a chi acquisterà l’Ilva. Un’altra beffa per Taranto, un altro schiaffo per i tarantini, come l’ennesima indagine sanitaria assolutoria per le ciminiere di stato. Inquinati come Roma, hanno detto, allora facciamo uno scambio: a Taranto il Colosseo, l’Ilva lungo il Tevere”.