![](/wp-content/themes/yootheme/cache/72/ringhiera-cover-72856626.jpeg)
Copertina, Piani Alti
Immigrazione, la visita della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema d’accoglienza
Sono 2381 gli immigrati transitati dall’hotspot di Taranto dal 17 marzo allo scorso 6 maggio, data dell’ultimo arrivo. La maggior parte sono stati smistati nei centri regionali (570 al Cara di Bari, 42 a Crotone), ma resta un problema legato alla permanenza che, talvolta, supera le 48/72 ore previste dalla normativa.
E’ questa la maggiore criticità emersa durante la visita della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema d’accoglienza dei migranti. Un organo che si avvale anche di consulenti e tecnici, con poteri pari a quelli della magistratura. Nel complesso l’organo parlamentare si occuperà di ben sette filoni d’inchiesta che abbracciano l’intera filiera dell’immigrazione. Il lavoro è cominciato dai quattro hotspot già in funzione (sui sei previsti), cioè le strutture per l’identificazione dei migranti. Il primo ad essere visitato è stato quello di Taranto allestito in prossimità del varco Nord del porto, collocazione giudicata non ottimale. (GUARDA L’INTERVISTA)
Una struttura che, ha detto il presidente della Commissione on. Federico Gelli, non presenta particolari criticità se non quelle legate ai tempi di permanenza. Gli ultimi immigrati giunti a Taranto il 6 maggio scorso, infatti, attendono ancora di essere trasferiti perché non c’è posto nel Cara di Bari. Il funzionamento di tutta la filiera dell’accoglienza è fondamentale per evitare situazioni di disagio e sovraffollamento. Anche le condizioni sanitarie sono buone, la patologia più diffusa è la scabbia, ma non si registrano situazioni particolarmente gravi. Anzi qualche giorno fa è nata una bella bimba di 3,5 chilogrammi.
Questa mattina la Commissione d’inchiesta ha visitato l’hotspot che è suddiviso in due grandi camerate da 200 posti ciascuno: una per gli uomini, l’altra per le donne. C’è poi una struttura più piccola destinata ai minori privi di nucleo famigliare. “E’ evidente – ha sottolineato l’on. Paolo Beni (Pd) – che in queste condizioni c’è poca privacy. Si tratta di una sistemazione di primissima accoglienza, foto-segnalazione e identificazione dei profughi che va bene se resta contenuta entro le 72 ore, ma che è fortemente deficitaria se si prolunga”. Nei prossimi giorni l’hotspot di Taranto sarà dotato di impianti telefonici e di un punto internet “perchè – ha spiegato l’on. Gelli – vogliamo favorire il ricongiungimento familiare di queste persone”.
Taranto è una positiva anomalia nel panorama nazionale per la gestione affidata al Comune e alla Prefettura. “Il nostro compito – ha spiegato il presidente della Commissione – è quello di verificare il livello di gestione delle strutture e soprattutto di vigilare sul sistema degli appalti. Contiamo di concludere il nostro lavoro prima dell’estate con una relazione dettagliata che sarà presentata al Governo in cui saranno elencate le criticità e le soluzioni proposte”.
Nel pomeriggio la Commissione ha effettuato una serie di audizioni. Sono stati ascoltati il questore ed il prefetto, il sindaco di Taranto, le associazioni di volontariato che collaborano con il Comune.
La Commissione territoriale che analizza le richieste di asilo ha respinto circa il 60% delle istanze presentate dagli ospiti dell’hotspot. Decisione che nel 90% dei casi viene successivamente confermata dai tribunali. Da quando è in funzione il centro di identificazione, a Taranto ci sono stati 266 respingimenti.